Namche Bazar, Nepal, 29 maggio 2019
Una maratona è sempre una maratona, che venga corsa in riva al mare, in collina o in montagna… ne ho corse molte: alcune monotone, altre veloci, altre durissime… ma alcune sono diverse da tutte le altre per vari motivi e la Tenzing Hillary Everest Marathon è una di queste…
Per un appassionato di montagna come il sottoscritto il Chomolungma (in tibetano), o Sagarmatha (in nepalese), la Madre dell’Universo (da noi occidentali volgarmente chiamata Everest) è un mito alto molto più dei suoi 8848mt ed il 29 maggio del 53 il nepalese Tenzig Norgay Sherpa ed il neozelandes Sir Edmund Hillary violano la sua cima: la montagna più alta del mondo è conquistata ma non il fascino che sprigionano le sue valli, i suoi abitanti, i suoi colori, i suoi suoni… e da allora il 29 maggio nella valle del Khumbu è festa: canti balli, musica e la maratona che dal campo base ai piedi dell’Everest a 5364mt porta nella splendida cittadina di Namche Bazar posta a 3440mt. Per risalire dall’ultimo avamposto motorizzato, ossia l’aeroporto di Lukla, fino ai piedi della montagna sacra, Everest Base Camp, esistono due possibilità: o l’elicottero, con conseguente mancanza di acclimatamento, od un percorso di circa 60 km da percorrersi in 10 gg per consentire al corpo di sopravvivere con il 53% di ossigeno rispetto al livello cui siamo abituati.
Attraversare le valli, dimenticare il rumore dei motori, incrociare colonne di muli, yah e portatori in ciabatte e scarpe improbabili che trasportano avanti e indietro tra questi sentieri durissimi e mai piani trasportando ogni genere di mercanzia e prodotti aiuta a capire la fortuna che abbiamo noi, noi che siamo li per correre e portare un pò di economia a queste genti fuggite dalla furia distruttiva della rivoluzione cinese per conservare le proprie tradizioni, l’amore per il Dalai Lama, occupando queste valli desolate ed abbandonate rendendole vive.
Man mano si sale la vegetazione si dirada, i boschi di pini e rododendri diventano cespugli, le alte cime con ghiacciai pensili immensi appaiono sempre più maestose ed imponenti finchè in fondo, dietro altre vette si intravede il crinale scuro con il vento che sposta la neve della vetta più alta della terra… in questi momenti su quel gradone tra l’Hillary Step e la vetta proprio mentre noi la stiamo ammirando moriranno una decina di persone in una settimana a causa dell’affollamento… affollamento su una cresta tra gli 8500 e gli 8848mt… pura follia, pazzia del genere umano che gli sherpa non comprendono. Gente sfinita che muore incolonnata perché sono finite le bombole di ossigeno e non riescono a scendere senza: se non si tratta di doping cosa è?
Ma giunti al campo base, dopo appunto un trekking di 10 gg per acclimatarsi, un freddo infernale e la neve ci attendono in una tendina appoggiata sul permafrost dove resterò, tutto vestito immerso nel sacco a pelo, dalle 16 del pomeriggio alle 5 del mattino del fatidico giorno della gara fatta salva un occhiata fuori a vedere le stelle: sono enormi, tantissime, bellissime ma la temperatura di meno 11 impone di tornare subito dentro… febbre, mal di gola, stomaco chiuso: non mangio praticamente da tre giorni se non gel, the, marmellata e zuppe varie e la sensazione è veramente negativa. La notte passa ma non si dorme: il ghiacciaio scricchiola continuamente, intorno si sentono scariche di rocce e ghiaccio, la tenda è ghiacciata dentro e fuori, la partenza sarà una liberazione… sono qui apposta ed alle 6,30 un sole splendido avvolge il campo base, le montagne attorno sono una roba indescrivibile, il Pumori sembra un disegno dei bambini, una valanga scende dal Lhotse con un frastuono infernale, lo speaker chiama uno ad uno gli atleti… tocca a me: Mister Trabucchi Roberto? risposta: so che, so pront!!!
Pantaloni lunghi, maglietta mezze maniche e zainetto con giacca a vento, acqua e le ultime due o tre barrette, davanti i nepalesi che sono in pantaloncini e canotte senza null’altro, molti con scarpe tutte rotte ed al via volano, scompaiono subito alla vista di noi comuni mortali… per 3-4 km si corre sul ghiaccio ricoperto di sassi che scivolano sotto i piedi, correre è una parola grossa: oltre i 5000 mt manca il fiato, è una cosa pazzesca, ogni saltello provoca dolori ai polmoni e la mia gola non riesce ad accogliere tutta l’aria che vorrei… si scende ma ogni tanto uno strappetto in salita diventa devastante ed impraticabile, ogni metro che sale sembra una vertical, un gesto di troppo diventa insopportabile… si arriva alla mezza a 4800 mt, come il Monte Bianco, leggermente meglio ma sempre un incubo e sbagliare strada anche solo per 15 minuti diventa una cosa terribile, ti vien voglia di mollare ma son qui apposta, non facciamo cazzate… risorpasso i 5-6 che mi hanno fregato durante l’errore, ora sto meglio, un giapponese con cui sono stato praticamente dall’inizio molla, anzi sono io che vado meglio… arrivo a 3800 intorno al 32esimo km, iniziano le salite, torno a 4000 e sono solo da ormai un ora, conosco il percorso, l’ho fatto in salita i giorni prima, sto meglio, la gola fa meno male, pizzicano braccia e viso, la circolazione torna nei capillari e raggiungo 2, 3, 4 persone sulla discesa fino al ponte a 3400 mt… salita, mancano 8 km di salita e saliscendi, la temevo ma sto bene… su un ponte due cavalli mi fanno perdere tempo, un inglese che avevo asfaltato in discesa mi raggiunge ma sulle prime rampe lo perdo, prendo un cinese, avrà vent’anni… mi resta attaccato, recupera e mi stacca… non lo mollo, lo tengo, saliamo ed arriviamo a meno 6, saliamo insieme, becchiamo altri 3 che sono saltati, saliamo, meno 4, avanti, ora saliscendi: in discesa corro, in salita cammino… il cinesino corre anche in salita, lo lascio andare ma intanto sento il traguardo… dopo altri tre stuba, monumenti tibetani, con relative salite e discese sento le voci del traguardo in fondo ad un’ultima salita… è l’arrivo, il cinese arriva, ho superato altre persone ed arrivo anch’io poco dopo di lui!!!! FATTA, è fatta: 8,04, errore di percorso quindi 7,50! Sono soddisfattissimo, prima di partire dall’Italia pensavo ad un paio di ore meno ma la mattina alla partenza avevo puntato le 8 ore e non avevo sbagliato…
Bella soddisfazione, gara splendida, percorso memorabile ed unico, un esperienza che certamente resterà nella memoria insieme ai miei primi 50 anni.
Ps: il portatore con la mia borsa e quella di altri, con un peso di circa 40 kg impiegherà 10 ore esatte per fare 37 km (la maratona prevedeva un giro di 5 km per raggiungere la distanza che i portatori ovviamente non percorrono), 170 maratoneti al traguardo, io 70°, i primi 40-50 son nepalesi… gli ultimi impiegheranno oltre 15h, alcuni arriveranno il giorno successivo, fuori classifica, dopo essersi fermati a dormire in giro. I primi occidentali in classifica avevano fatto 16 giorni di acclimatamento incluso una salita oltre i 6000 per abituarsi alla quota. Gli abitanti di queste valli sono una popolazione dignitosa, forte, sincera, gente di montagna che rispetta le regole della dura vita che affronta. Mi son trovato meglio con loro che con i fighetti occidentali, mi son sentito uno di loro: grande popolo!
Roby Trabucchi