Questa mattina ( domenica 17/11 ) un pulman di RB si è diretto verso Salsomaggiore Terme per il campionato sociale della 50 km. Per correttezza c’era anche una 15 km con tanti RB iscritti: tutti arrivati, e tutti abbastanza bagnati (sigh). Gran bella giornata tra gli ultra, tante risate, tanta fatica e un ristoro autogestito, con atleti di altre società che imploravano di poter partecipare.
Grazie alla società che partecipa sempre a queste iniziative con aiuti economici e altro. Ringraziamento al Mister Boschini per lo sbattimento di iscrizioni e varie. A Nik non partecipante ma sempre importante. Grazie per lo sbattimento alla logistica (ristoro) del Mister, Lino e il solito Grazioli in forma smagliante. Tra l’ altro domani avrà lo sbattimento di far asciugare tutto quello che si è bagnato sotto il diluvio. Grazie grazie e grazie ancora. Per dovere di informazione, il titolo maschile di campione sociale categoria 50 km anche quest’anno è andato al grande Stefano Acerbis, seguito dall’inoissidabile Ippo e al terzo posto da Davide Rho. Al femminile Katia Agostinelli in forma strepitosa, vince davanti a caterpillar Agostina Zambelli. Completa il podio una sorprendente Elena Pizzaballa nuova a queste gare.
Comunque complimenti a tutti.
La mia gara
Allora. Vi devo dire che io ho 2 miti nell’ambito delle corse: uno al femminile, che potete immaginare e che magari vi racconterò un’altra volta, e uno al maschile che è un ragazzino di 71 anni, non vedente, fortissimo e che aldilà delle corse è una persona fantastitica, mai l’ho sentito lamentarsi, anzi, sempre ringraziare e sorridere alla vita. Beh, oggi ho corso con lui, 2 occhi, 4 gambe e 1 cuore unico.
Siamo partiti sotto un diluvio, lui mezzo nudo, io vestito con quattro strati di vestiti pesanti, lui stava bene io gelavo. La 50 km qui, è una gara bella tosta, con circa 1000 metri di dislivello, non tantissimi, ma è una corsa che ti sfianca senza accorgertene. Allora, spiego un attimo cosa vuol dire fare ed essere guida: attenzione massima e concentrazione sempre, ogni buca, tombino scivoloso, dosso, anche altri atleti che si spostano o si fermano di colpo, possono essere un ostacolo che ci farà cadere, sotto la pioggia poi peggio ancora. I primi km, passano velocemente con Rosario: si anche lui si chiama come me. Ad un certo punto, non ricordo il km, la strada è allagata quasi completamente, una persona da sola può zigzagare tranquillamente, ma in 2 e con il cordino che ci tiene legati è impossile e quindi dentro in pieno e acqua da tutte le parti, che frecccc!
Siamo quasi a Vigoleno, bellissimo borgo, dove c’è l’arrivo della 15 km e unico pezzo sterrato su fango: qua si scivola maledettamente in salita e infatti Rosario, mi cade 3 volte; è un ostacolo quasi impossibile per noi, quando, pirla che sono, mi accorgo che sulla sinistra c’è una cinta e quindi piano piano riesco a portarlo lì, dove si attacca e con difficoltà avanziamo. Ero un po’ nel panico anche io perché se non lo riporto alla sua dolce metà Rita son azzi amari. La discesa finalmente arriva, però anche qua occhio, velocità e foglie sono in agguato è un attimo scivolare.
Su e giù vari e siamo al 30 km, dove comincia una salita tosta di 5 km e quà per la prima volta lo vedo stanco, le gambe gli fanno Giacomo Giacomo e decidiamo di camminare per recuperare un po’ . Ci superano in tanti, ma che ce ne frega a noi. Il nostro obiettivo è arrivare sani e con voglia di mangiare e bere, non star male. 35 km inizia la discesa, pensavo di rilassarmi un attimo, invece lui è stanchissimo, la discesa ripida e sbanda paurosamente. Mollo il cordino e lo afferro per il braccio, che così riesco anche a sorreggerlo, mi fanno male le braccia, ma devo resistere. La discesa sembra non finire mai e per la prima volta in vita mia, imploro che arrivi presto la salita, ah eccola finalmente…
Al 41 km l’epidosio che vale la pena raccontare: mi sà che eravamo messi veramente male, passa un’auto con un più o meno novantenne a bordo e dice: guarda che stato che è, mi dice. Fallo salire in auto con me. Io no, gli dico: no, guarda che è così brutto di natura, non è stanco. Rosario già era pronto a salire in auto, ma tra me ho pensato: ma rischia più con me o con questo novantenne in auto? Quindi ripartiamo, mi sa che mi ha maledetto, ma non ha avuto il coraggio di dirmelo.
Ogni km ne sembra 5. Siamo stanchissimi, ma gli incitamenti di chi ci passa ci aiutano e finalmente arriviamo agli ultimi metri, dove mi viene da piangere in un attimo di emozione, ma mi ricompongo subito e arriviamo trionfanti tra una folla che ci incita e ci applaude.
Rosario, mio mito, ascoltami, l’anno scorso hai fatto la 100 km del Passatore, quasi senza fatica, mal’impresa vera l’hai fatta oggi.
Ciao alla prossima Ro