Le Porte di Pietra

I miei Villaggi di Pietra, 106 km e 5600 D+ . Manca poco alle 20:00, al briefing l’organizzatore Fulvio Massa dice: “con questo meteo sarà dura, ma se ce la farete sarete finisher di un’edizione storica“; mi motiva, ma sarà durante il viaggio che capirò in pieno il senso di queste parole… Sono le 20:00, si parte e via subito fango nelle prime brevi salite e io mi accorgo di essermi coperto troppo soprattutto coi pantaloni in goretex sopra; sudo ma per paura di prendere poi la botta di freddo resto così… Via verso la croce degli alpini, il buio arriva presto e ci troviamo nella nebbia, non si vede nulla con la frontale e qui ho la mia prima crisi di testa… Inizio a pensare ” chi te lo fa fare, non ha senso così, stai pretendendo troppo…”. Dura un po’, poi anche per darmi una botta tolgo i sovrapantaloni in goretex, inizio a sentirmi più leggero e vado meglio e cerco un trucco per proseguire nella nebbia: mi viene da immaginare che in quei tratti il mio primo cane Leon sia lí con me a farmi da guida… Così mi riprendo ed arrivo al primo ristoro a Roccaforte, 11 km e 100 stati d’animo attraversati… The caldo e via in un tratto che mi piace. Piove ma lo sapevo e mi trovo al secondo ristoro accolto da un applauso quando mi vedono sbucare, bicchieri di brodo caldo, the e torte fatte in casa… Fantastico e via verso Cabella, piove forte e in alcuni tratti si sprofonda nel fango e nelle pozze, ma mi sento bene e sto gestendo. Cabella, km 32, sono fradicio e spiego a una volontaria che mi chede come stia… Sto bene, ma ora mi cambio sopra perché non sono forte di pancia e devo tenermi caldo… Lei mi ascolta e mi dice fai bene, motivatrice! Via verso un lungo tratto fino a San Fermo, siamo in pochi, a volte supero una lucina, a volte una supera me e finalmente San Fermo. Fa freddo, al gazebo un volontario e due ragazzi avvolti nel loro telo termico… Il confine é sottile tra tutti… Via subito, monte Buio, arriva l’alba e con lei la consapevolezza che il cielo é pessimo, ma le gambe vanno ancora e ho appetito: devo solo ricordarmi di bere perché con il freddo non mi viene spontaneo… Inizio a sentire freddo alle mani nonostante i guanti in Goretex. Campassi km 57, piccolo ristoro al coperto con una torta con frutta secca buonissima e un’ottima bevanda limone e zenzero… Sono le 7:30, via verso Vegni in un tratto di sali scendi che non mi piace e qui mi viene un po’ sonno; cerco almeno di tenere un buon passo camminando, di correre testa e corpo non ne vogliono sapere. Vegni, base vita, mi cambio tutto completamente e rinasco. Mangio e scambio qualche battuta con gli altri trailer e poi riparto… Sto bene e via verso la capanna di Carrega, km 75 e tira vento e i volontari mi dicono che in cresta sarà tremendo… Riparto, mi recupera e faccio un tratto con uno che è alla sua 11esima edizione. Parliamo un po’, ma lui ne ha un po’ di più e so che devo seguire il mio passo, rallento e mangio il mio pane e nutella… E via esco dal bosco e iniziano le creste e sarà terribile… Vento forte e pioggia ghiacciata in faccia… Il freddo è tremendo e inizio a sentire le mani fredde nonostante i guanti in goretex, ma il problema è che dentro sono umide… Proseguo con difficoltà, lungo una discesa picchio giù una caduta, rallento… C’è nebbia fitta, si risale e poco prima di una cima sbaglio strada… Non vedo più le balise… Sono da solo, mi fermo e sento l’agitazione, mi dico ” Fabio stai calmo e torna indietro”, con fatica risalgo, scendo e vedo il bivio dove ho sbagliato e posso riprendere la strada giusta. Mi dico bravissimo per essere riuscito a gestire il panico che mi assaliva e proseguo, ma inizio a sentirmi svuotato e le mani sempre più fredde, la testa va in crisi, proseguo con fatica … Capanna di Cosola non arriva più, mi superano alcuni tra i primi della 70, loro si che viaggiano di brutto… E poi finalmente eccola: i volontari mi fanno entrare, sono da solo e mi incitano e mi fanno brodo caldo per scaldarmi… Arrivano altri trailer, nessuno parla, incrocio degli sguardi e sono sguardi provati di chi sta dando tutto, ognuno può vedere se stesso nell’altro, ognuno ha dovuto lottare su quelle creste… É un momento intenso che mi rimarrà. Riparto ma devo farmi aiutare a tirar su la cerniera della giacca perché col freddo che ho preso e i guanti che ho appena rimesso a fatica perché tutti umidi dentro, non riesco… Esco e dopo cinque minuti le mani tornano a essere fredde. Ma le forze adesso ci sono e aumento il ritmo, sono due cime una dietro l’altra e le faccio bene e poi finalmente giù al rifugio Orsi… The caldo zuccherato da una volontaria gentilissima e via… Falsopiano e si arriva di nuovo su un tratto ventoso fino al monte Giarolo… Da qui son 10 km quasi tutti in discesa… Piano di San Lorenzo ultimo checkpoint ed hanno la birra! Via si scende… Si percorre un lungo tratto col fango  che appesantisce le scarpe… Si attacca ovunque! Incrocio compagni di viaggio e iniziano a esserci battute perchè c’è la consapevolezza che ce la stiamo facendo… E poi eccola: vedo la strada asfaltata e mi viene da piangere. E’ quella commozione che ti entra dentro quando sei riuscito a superare qualcosa di difficile, quando sei arrivato vicino al limite ma non hai mollato e sai che è stata dura… E con il tifo delle persone ai lati ed il sorriso stampato in faccia arrivo al traguardo. Finisher! Per me vale tantissimo ed ho la consapevolezza che quello che c’è dopo aver passato momenti di crisi ed essere riuscito a non mollare é maledettamente bello!

 

Fabio Pedretti