Cronaca di un viaggio (mica tanto) annunciato.
Che dire, questa tre giorni a Chamonix, Courmayeur e Monte Bianco è stata un’esperienza fantastica. A parte la gara, L’ultratrail del mont blanc è proprio un qualcosa di unico, per tutto ciò che è di contorno. Da nessun altra parte nei trail e ultra da me fatti ho provato qualcosa del genere. Neanche a Cortina alla Lavaredo, che pure ambiente fantastico e affascinante, ma a Chamonix di più, molto di più. C’è il mondo. Sembra che gli italiani, pur presenti siano tutti spariti. Cinesi, giapponesi, americani, francesi, inglesi, spagnoli, messicani, polacchi, tedeschi, e così via, tutto il mondo! Una festa assoluta, una festa assoluta del trail. Tutto questo è il contorno, e poi attorno il massiccio del monte bianco, che ti tiene compagnia sempre appena alzi gli occhi, con la sua cima bianca sempre lì presente e tutte le altre vette che ne fanno parte. Sembra di essere sul tetto del mondo, ma in questo caso è il tetto d’europa, e la festa del trail. L’ambiente tranquillo, easy, non ha niente a che fare col running, come lo spirito trail è nettamente differente dallo spirito running. Duole dirlo, ma se nel running esiste prima la competizione, qui pur essendoci a tutti i livelli poi su quella linea d’arrivo che tu ce ne metta 10 di ore o ce ne metta 27 sei un finisher. Tu ce l’hai fatta! e non può essere altrimenti dopo ore e ore sulle gambe, salite infinite dai 5 ai 10 km con dislivello da vertical, da 1000 e più metri l’una. Questa è la CCC e l’UTMB è la stessa cosa con 70 km in più. La CCC sono 101 km con 6100 metri dislivello. Da me mai fatti prima, pur avendo fatto varie over 100 ma non con questo dislivello, e soprattutto ci sono esattamente 5 salite lunghe e una corta con una media tra gli 800 e i 1300 metri di dislivello ognuna appunto tra 5 e 10 km ognuna! L’ultima salita un vertical che finisce a 10 km dalla fine!
Detto questo, c’è anche da dire che si è sempre in quota molto spesso sopra i 2000 metri, e ho avuto soprattutto sulle prime due cime più alte la Tronche e Il Col ferret difficoltà di respirazione. Verso la fine della Tronche ho patito molto ma soprattutto sul col ferret anche per il caldo mi sono fermato parecchie volte a riprendere fiato. Poi nella lunga discesa successiva dove si entrava nelle belle vallate svizzere mi sono ripreso davvero bene. Discesa facile, alimentato bene e sempre bevuto e così fino alla base vita di Champex dove mi sono fermato più di un’ora per recuperare cambiarmi e alimentarmi e sistemarmi un po’ i piedi. Frontale e la lunga notte successiva e le lunghissime salite interminabili dove vedevi luci sempre più in alto e che sembrava a un certo punto che si arrivasse alla luna, perché era inspiegabile che non terminassero mai. Ho incontrato amici e tanti altri sul percorso, parlato con pochi. Comunicavamo col silenzio della fatica, col respiro affannato.
All’alba dopo l’ultima lunga pausa a Valorcine avevo sonno. I chilometri quasi in piano per arrivare all’ultima tremenda salita di Tete aux Vents. Camminavo dormendo, seguivo qualcuno, sognavo, mi lasciavo trasportare dalle sensazioni, dalle luci dell’alba che si facevano strada nella buia notte. Poi ultima salita. Ultimo sforzo. Ho tolto giacca, tutto. C’è luce. 5, 6 km di salita durissima e poi 10 di discesa difficile. Parto forte. Do tutto sull’ultima salita, mi sveglio. e poi è solo un mantenere ed evitare di farsi male all’ultimo. Arrivo a Chamonix. Festa, gente che applaude, che incita. Bravò! Bravò!
Finisher
Tenendo conto che era la prima 100 dell’anno. e di alcuni problemi fisici da sistemare, di un paio di ore perse tra riposi e ristori (fanno parte della mia gestione psico-fisica e quindi ci stanno e non sono tempo perso in senso assoluto). Tenendo conto che sulle salite pur faticando e alcune proprio tanto sono sempre arrivato tutto sommato ancora bene avendone ancora. Tenendo conto che non ho mai fatto salite del genere così lunghe e dure (preferisco di gran lunga quelle più corte anche se dure…).
Ringraziando per la sopportazione dei miei live nei quali volevo documentare questa avventura e anche essere un modo per avere compagnia durante le lunghe ore di fatica.
Posso dire che considerando tante cose, la bellezza dei luoghi (mai potrò dimenticare la vista della valle ferret dal col ferret o il monte bianco dal rifugio Bonatti o la cima del bianco rosata di primo mattino dalla Tete aux Vents…), della gente, dell’ambiente.
Delle mie inabilità fisiche, ma anche della mia capacità di superarle. Che questo sia stato il più bel viaggio finora in questo mondo di pazzi che è l’ultratrail.
Ora però per un bel po’ basta ultra!!!
Lino